Sciasceria

da Fermenti n. 201

Sentiamoli quanto sono bravi a sbavare nel computare il loro prestabilito panegirico. Presi, i più, dalla retorica più generica e servile, non sanno dire altro su un mostro sacro, all'infuori delle solite aggettivazioni di maniera intrise di luoghi comuni e di ossequio. A che serve ricordare un freddo ragionatore che aveva apposta tradito la narrativa per i freddi assiomi, per poi sbattergli addosso ogni untuosa ruffianeria che tanto l'avrebbe irritato e deluso? Meglio allora il silenzio, che Sciascia preferiva di fronte alla smargiasseria e alla tracotanza verbale.

Alberto Moravia, Un illuminista alla rovescia, «Corriere della Sera», 21/11/89
Secondo Moravia in Sciascia «erano presenti due tendenze frequenti agli scrittori ita­liani, l'ispirazione regionale, provinciale e municipale; e la necessità molto sentita di colle­gare questa ispirazione con la cultura nazionale e, nel caso di Sciascia anche europea». Per lui «tutto all'inizio era... chiaro razionale e sicuro. Poi, però, via via che lo scrittore pro­cedeva nella sua implacabile analisi, il rapporto col reale diventava sempre più oscuro, dub­bioso, enigmatico e finalmente, al posto della certezza originaria, subentrava l'oscurità del mistero».

Giulio Nascimbeni, La lezione del «professor» Brancati e la scoperta di Pirandello, cit.

Matteo Coltura, Che cosa lascia ai più giovani, Un uomo candido, cit.
«Sciascia non era un uomo di carisma. Tutt'altro. Non lo era all'apparenza; così mite, così gentile, così schivo; non lo era in privato e nel suo intimo. Eppure, era uomo capace di segnare la vita di coloro che gli erano vicini».

Giampaolo Rugarli, Un anticonformista contro il potere, cit.

Vincenzo Consolo, Far risalire l'uomo dal sottosuolo, cit.

Giuseppe Pontiggia, Investigazioni di un illuminista, cit.

Roberto Ciuni, L'ultimo dei paladini, «II Tempo», cit. Giuliano

Manacorda, Quella suprema curiosità intellettuale, cit. Leone

Piccioni, Fino al termine, la ricerca della vera giustizia, cit.

Enzo Forcella, Mafia, dc, caso Moro, la guerra del Potere, «La Repubblica», cit.
«La politica non gli piaceva. Nei suoi riguardi provava addirittura disgusto».

Stefano Malatesta, Timido e sarcastico, gentilissimo e schivo, detestava la Sicilia con la stessa forza con cui l'amava. Dopo Moravia e Pasolini è stato uno dei nostri scrittori che più è intervenuto nelle cose italiane. Un uomo contro. È nato illuminista, è morto pessimista. Il suo grande tormento si chiamava Mafia, cit

Miriam Mafai, M. Pannella racconta lo Sciascia radicale, Lui mi convinse che Enzo Tortora era innocente, cit.
«...cosa ci resta di lui? I suoi libri naturalmente. Il suo senso tragico della vita. Ma anche l'ammonimento che la legge, la sua certezza, la eguaglianza di tutti di fronte alla legge è quanto va opposto tenacemente all'emergenza del male, sia esso politico o criminale. Non è poco...».

Alfredo Giuliani, L'autore accumula nei suoi libri tutte le improbabilità della nostra com­media social-politica, con suicidi, omicidi, intrallazzi e bieche carriere, famiglie rapaci, gerarchi di partito e preti spretati. Una grande vicenda letteraria, all'insegna del grottesco e del mimo. Candide rabbie del Voltaire di Racalmuto, cit.

Giovanni Maria Belli, Non conosceva il compromesso, cit.

Tra i vari giudizi riportati, quello di Vincenzo Consolo; «La sua opera è una continua 'Conversazione in Sicilia'. E lui ha sempre combattuto contro ogni offesa alla dignità dell'uomo. Circa vent'anni fa, mi scriveva che era continuamente tentato di deporre la penna. Ma non lo faceva perché la realtà che aveva attorno non glielo permetteva. Questa era la sua generosità».

Gesualdo Bufalino; «Ora che è morto Sciascia, noi scrittori siciliani non possiamo più permetterci vacanze. Ci sentiamo più carichi di responsabilità».

Damiano Damiani: «Sciascia non amava molto discorrere. Però come succede spes­so, quelli che parlano poco dicono di più...»

Lorenzo Mondo, Sciascia, Lunga indagine nei misteri d'Italia.
Dietro le trame del gial­lo la forza del moralista, «La Stampa», Società e Cultura, cit

«Alcuni dei primi lettori videro in lui un moralista in ritardo, e certo fin da allora S. ten­deva ad affermarsi come uno scrittore di cose»

Giuseppe Zaccaria, Sciascia, storia d'un illuminista ribelle. L'affare Moro, le polemiche sull'Antimafia, cit.

Enrico Singer, Noi francesi gli dobbiamo molto, cit.

L.M., Vorrei soltanto finire quel che ho in mente, cit.
L'ultimo incontro con lo scrittore, la scorsa estate a Milano. «Non c'è cosa che mi piac­cia, questo mondo terrìbile... Moravia deve molto a Rubè e fu aiutato da Borgese, ma non parla mai di lui... Discorre di libri che ama, alla sua età si preferisce rileggere più che legge­re. Stendhal, Manzoni ("sulla Rivoluzione francese ha detto quello che adesso dicono tutti, in Italia Manzoni non riescono proprio a capirlo"), Tolstoi».

Giuseppe Galasso, Il coraggio del dissenso, «Il Mattino», cit.
«Egli, però, distingue pure Sicilia e Sicilia. Da un lato, la Sicilia dei Lumi, del diritto, della libertà, della modernità; dall'altro, la Sicilia della mafia, dell'Inquisizione, dell'oppres­sione umana prima ancora e più civile e politica»

Walter Pedullà, La coscienza della ragione, cit.
«Il prosatore è più importante del narratore? Il genere letterario che Sciascia ha ricavato da processi, casi, controversie, misteri, ne fa un benemerito della letteratura. Tuttavia l'autore di narrativa è di quelli 'che ce ne fossero' quand'anche Sciascia non dovesse risultare agli atti della critica più severa un grande narratore... Fu per non 'impazzire' che Sciascia abbandonò la narrativa di fantasia e si trasformò in quelle opere da implacabile investigatore dell'impostura... La corda che suona meglio in Sciascia è quella civile, uno dei maggiori del dopoguerra, uno di quelli che hanno aiutato a pensare, a interrogarsi e a dare risposte tempestive molto spesso nel senso più giusto».

Raffaele Nigro, Le favole della realtà, intervista, cit.

Il rimpianto per un uomo scomodo, politici e intellettuali ricordano Sciascia, «II Giorno», cit

Marco Nozza, Il Voltaire di Sicilia, cit.

Giancarlo Vigorelli, Grazie Leonardo, cit.

Fausto Pezzato, Addio a Sciascia solitario maestro d'impegno civile, «II resto del Carlino», cit.

Claudio Marabini, Profeta della ragione, cit.

Giancarlo Liuti, Gli aspri siciliani, cit.
«Il tormento di una intera generazione di scrittori che si sentono costretti a restare nell'isola come imputati in un processo kafkiano».

Leonardo Sciascia, Letteratura italiana, cit.
«Leggo ogni anno solo una decina dì libri nuovi. Ma molti li abbandono. A rotazione rileggo Stendhal, I Promessi Sposi, che so quasi a memoria, il Don Chisciotte, Dante. E ci trovo sempre cose nuove. I grandi libri sono inesauribili. Giustizia, lo simpatizzo sempre con il poliziotto, sì, e cioè con l'investigatore, ma uno che cerca la verità di fatto...».

Paolo Pinto, Scrittore di cose e scrittore di parole, «II Popolo», cit.
I suoi libri sono romanzi della scrittura e al tempo stesso narrazioni di vicende che rimandano il lettore all'attualità, alla storia, alla morte. Aveva detto recentemente: 'Sì vorrei raccontare il morire, la morte come esperienza. Mi limito dunque ad avere, nei riguardi della morte, della mia morte, un'ultima, suprema curiosità intellettuale'».

F. Fa. Combattente sul fronte civile, cit.
II grande inquisitore. Giovanni Spadolini, II sapore amaro dell'impegno; Vincenzo Ce­rami, Racconti luminosi come film; Giampaolo Rugarli, Tra cronaca e metafora; Giuseppe Bonaviri, L'isola dove l'offesa brucia; Giuseppe Scaraffia, La storia semplice di un illumini­sta; Jacqueline Risset, Francia e Sicilia, la fitta rete degli opposti, «II Messaggero», cit.

Indro Montanelli, I suoi silenzi, «II Giornale», cit.

Geno Pampaloni, Il sofferto gusto dell'eresia, cit.

Gesualdo Bufalino, Ironico cavaliere, cit.

Marcello Staglieno, Candide in Sicilia, cit.

Rossana Rossanda, L. Sciascia, o dei perdenti, «II Manifesto», cit.

Remo Cesaroni, Allegorie da Racalmuto, cit.

Tiziana Maiolo, Ironia e rigore contro le emergenze, cit.

Giulio Gaietto, La Sicilia come metafora, «II Giornale d'Italia», cit.

Rino Farneti, L'ultimo illuminista, cit.

Ugo Brusaporco, Una carriera in celluloide, cit.

Giorgio Fanti, La sinistra deve tornare a pensare, «Paese Sera», cit.

Marco Pannella, In attesa della società tollerante, cit.

Adolfo Chiesa, Alla ricerca della verità, cit.

Giulio Martini, La coscienza critica del nostro Paese, cit.

Vittorio Spinazzola, Sciascia scrittore contro. Il legame con la sua terra, il pathos po­lemico delle sue pagine, il carisma dell'indignazione, il pessimismo: ecco i caratteri del­l'autore siciliano, «L'Unità», cit

Nicola Fano, Rivoluzione di zolfo, cit.

M. Fe, Da maestro di scuola a parlamentare radicale (sempre scrivendo), cit.

O. Pi., Le ultime pagine per la giustizia contro l'omertà, cit.

Emanuele Macaluso, Così amico, così polemico. I rapporti difficili tra Sciascia e il Pci. Dalla Resistenza fino a mafia e terrorismo, cit.

Marco Pannella, Ora siamo tutti più soli da Palermo a Praga, cit.

Miche Anselmi, Cinque film per tradirlo (e valorizzarlo), cit. Pietro M.

Trivelli, Addio in punta di piedi, «II Messaggero», 22/11/89.

Renato Minore, Nel labirinto tra bene e male, cit.