Elio Filippo Accrocca interprete e testimone del suo tempo di Maria ARMELLINO

recensione di Alberto Frattini

da "Libri e riviste d'Italia", rassegna di informazione culturale e bibliografica, Anno LIV Settembre-Dicembre 2002

Nel lavoro poetico di E. F. Accrocca spicca, fra le molteplici tensioni del Parnaso contemporaneo, un'originale «controavanguardia» (secondo il rilievo di Ramat): in essa si collocano proposte per-sonalissime, come gli «innesto-grammi», i «videogrammi» e persine i sonetti «scultografici».

Nella foto Maria Armellino, Giuliano Manacorda, Renzo Paris, Velio Carratoni, Luciano Luisi, Giuseppe Tedeschi

Nella foto da sinistra Maria Armellino, Giuliano Manacorda,
Renzo Paris, Velio Carratoni, Luciano Luisi, Giuseppe Tedeschi
presentazione del volume, 20/11/2002 Libreria Odradek, Roma

Dei complessi sviluppi di questa espe-rienza poetica l'Armellino - senza trascurare i rapporti con la situazione delle nostre lettere - delinea la ricostruzione: dalla poetica dell'impegno all'affermarsi della giovane scuola romana, dai fecondi fermenti che animano collane antologie e convegni al ripensamento del dibattito che si accese in quegli anni sui diversi orientamenti delle nuove proposte, oltre l'ormai esausta corrente ermetica: dalla poesia «visiva» alla «concreta» alla «tecnologica». Né viene trascurato l'interesse ultranazionale del poeta di Cori, cui si collegano i suoi viaggi, in vari stati d'Europa, riflessi in opere sia in prosa sia in verso. Nel 1974 un tremendo lutto familiare colpisce Accrocca che perde l'unico figlio Stefano in un drammatico incidente motociclistico: se ne coglie l'eco angosciosa nella raccolta di quell'anno, Siamo non siamo, una delle più toccanti di tutta la sua opera. Tra gli anni Settanta e Ottanta la produzione di Accrocca trova una sollecitazione cardine nella figura del Babuino, una statua che da nome a una famosa via del centro di Roma: il volume Lo sdraiato di pietra (1991) viene presentato come «un colloquio soliloquio col babuino che è in noi». «Il susseguirsi di cifre personaggi avvenimenti -osserva Ramat nell'Introduzione -concorre a rendere più che mai «impura» un'attitudine che era stata ai suoi inizi, lirica. Il canto non è più ammesso...Commedia umana; grottesco abumano, anche. Via del Babuino è il rettifilo d'una città sempre meno eterna. Teatro d'una partita vitale (e mortale), l'eponimo «babuino» recita il suo ruolo, immobile e pertanto enigmatico, di «spettatore». Una storia dunque, quella della poesia di Accrocca, molto articolata, sfaccettata, ma dove le metamorfosi della realtà trovano il necessario coagulo entro l'orizzonte del contesto storico oltre che nel filtro del vissuto, ben rispondendo al sottotitolo dell'opera, che sottolinea dell'autore studiato l' "interprete" e il "testimone del suo tempo". (A. F.)