Intervista a Velio Carratoni, apparsa sul quotidiano "Italia Sera" del 2 Aprile 1997

Il suo Vendette d'amore (Fermenti Editrice 4O pp.gg., 1Omila L.), con introduzione di Dario Bellezza, conserva, nella sua eroticità, un tocco di brillante conversazione. Colloquio che ritroviamo intatto in questa singolare intervista a noi concessa da Velio Carratoni autore dell'opera.

- In che modo sono nati i tuoi aforismi e per quale motivo la molteplicità di temi in essi inclusa?

Li ho scritti, quasi di getto, tra la fine del '93 e l'inizio del '94, prima in Sabina, poi a Roma. Sono stati concepiti non come semplici aforismi, ma come sentenze, giudizi, osservazioni, analisi brevi e concise su argomenti diversi. La molteplicità non deriva da una ragione precisa. Sentivo il bisogno di fissare l'attenzione su vari aspetti della realtà che ci circonda; aforismi talmente con-traddittori da risultare, a volte, stra vaganti. Tali temi, presupposti, mo-tivi ci assalgono all 'impazzata, come un blob permanente e ossessivo che ci strombazza suggerimenti di ogni specie. E non facciamo in tempo a seguire, a considerare un pro-blema che subito se ne presenta un altro, anche questo diverso e contradditorio. A causa di ciò ho sentito quasi l'esigenza di tritare il tutto in un frullato che poi crea come un ri-bollimento. E cosi ho parlato di donne, di matrimonio, di sesso, di droga, di rapporti umani, di comportamenti sociali, di poesia e via dicendo.

- Però a me pare che il filo conduttore di questi scritti risieda nel sesso...

Si il sesso e 'è di mezzo, ma come punto centrale di una componente divenuta ormai logora e spesso deludente. Verrebbe quasi voglia di considerarlo un surrogalo o come un'esigenza da superare in ogni caso. Prendiamo come esempio i vari passaggi che in un certo senso mi riguardano. Dagli anni Cinquan-ta, divinatori e quasi stupefatti, siamo passati ai Sessanta in cui c'è stata una ripresa che ci allettava, ci incitava a infrangere ogni separa-zione o imbarazzo. Durante i Settanta c'era il gusto di praticare rapporti in nome di una promiscuità forsennata che portava spesso alla scissione tanto era ossessiva. Negli Ottanta v 'è stato come un ripensamento a causa di tanta sazietà diffusa e nei Novanta tutto sta divenendo saturo e assurdo. A tal punto che si parla tanto di sesso, di trasgressione, ma si sogna la castità.

- Perché ne hai deciso la pubblicazione?

L 'idea è stata di Dario Bellezza a cui feci leggere il manoscritto nel febbraio del '95. Subito mi consigliò di pubblicarlo, titolandolo, sotto suo suggerimento, Vendette d'amore. Gli piacque a tal punto che ne scrisse, di sua volontà, l'introduzione. Dario, in quel periodo, come ben si sa, era già malato, ma lo fece in modo cosi entusiasta che mi sbalordì, come del resto era già capitato col mio romanzo Seminale ancor oggi inedito. Prima di lui li lesse Adele Cambria che ne rimase scan-dalizzata, riferendomi che gli aforismi sono contro le donne e consigliandomi di farmi scrivere da una pornostar.

- Per quale motivo ami trattare argomenti a sfondo erotico?

Perché il sesso deve ancora essere conosciuto nella sua vera compo-nente umana ed inferiore, viene eccessivamente strumentalizzato o nelle forme burocratiche o nei suoi apparti di matrimonio bello e buono. Il sesso è, per lo più, sfogo e basta.