Intervista con Anna Mongiardo

apparsa sulla rivista Fermenti n. 7/10, Luglio-Ottobre 1978

a cura di Velio Carratoni

Con il suo recente Scrittura mia, edito da II Formichiere, si dice che abbia voluto attaccare certi personaggi del mondo letterario, ricorrendo a pseudonimi, e non volendo intenzionalmente citarli con il loro vero nome. Non le sembra mancanza di coraggio, essere ricorsa al camuffamento?

Assolutamente no, non ho voluto attaccare nessuno. E' molto comodo, del resto, dissacrare gli altri. lo ho voluto invece dissacrare, umiliare e svilire il soggetto («Adesso disonoro la mia poesia... degrado la mia persona» W. Blake) ed è questo il vero coraggio. Ciò non significa che gli oggetti (letterati) non siano stati coinvolti nella degradazione del soggetto (la Cicci) ma incidentalmente e senza intenzioni di denuncia.

Nella foto, Anna Mongiardo

Nella foto, Anna Mongiardo

Con il suo ultimo libro ha detto di aver voluto compiere una rivoluzione contro certa letteratura. Come si fa però a parlare di rivoluzione, quando anziché voler combattere in trincea (facendo riferimenti precisi) ci si imbosca (ricorrendo a pseudonimi) forse per desiderio di mettersi in salvo?

Non ho mai detto una cosa simile: la stupidità non è il mio forte. Posso aver detto, al massimo, che l'erotismo è rivoluzionario ma non l'ho inventato io. Piuttosto lei perché mi vuole mettere in trincea a tutti i costi? Gli apostoli dell'impegno se li cerchi altrove. lo mi professo, molto umilmente, «scrittore del corpo»; me ne frego di tutto il resto.

Il suo libro voleva forse intitolarlo Fica mia (mi sarebbe piaciuto di più), se non altro per II tono fisiologico-biologico?

lo intendo la trasgressione come linguaggio del corpo ma il corpo non è solo la fica. E', come ben comprova il mio libro, anche pensiero, sentimento, follia, immaginazione: tutto insomma ciò che siamo finché siamo vivi.

Da che nasce la sua componente sadica?

Non sono né sadica né sadiana. La "crudeltà" è più del sadismo e, nello stesso tempo, è un'altra cosa. Vale a dire che mi riconosco solo in Bataille.

Sessualmente come si reputa?

Femmina.

Qual è il suo rapporto con gli uomini?

Uomini come maschi o come genere umano? Comunque, in entrambi i casi, negativo, lo sono un'intuitiva-introversa: mi è più facile distruggere che gestire i rapporti, specie quando finisco per subire la fascinazione dell'oggetto (maschio). Ma perché scomodare Jung?

Qualcuno, a proposito del suo libro, ha parlato dì autobiografia. Che cosa risponde?

Che ho fatto l'operazione contraria (l'autobiografia è comunque un'operazione edificante) semmai, pur usando lo stesso materiale (il vissuto).

Un libro è solo scrittura? Non è anche altro?

Lo chieda a qualche sociologo. Io non so dare definizioni.

a cura di Velio Carratoni