Gemma Forti ci trasporta, in questo lungo racconto, in un'atmosfera
molto particolare, composta da un miscuglio di visionarie-tà,
suggestioni da romanzo giallo, squarci di realtà rarefatta,
inquietanti paesaggi dell'anima, tutta una serie di accorgimenti
tecnici tesi a far risaltare non tanto la storia in sé stessa,
piuttosto i meccanismi psicologici che scatenano determinati
comportamenti. La storia, che apparentemente potrebbe essere inserita
nell'ambito della letteratura gotica, è abbastanza lineare. 1
fatti narrati sono pochi e le allusioni molte. I protagonisti quattro:
Costanza e Richard sposi felici si trasferiscono in Austria dove il
marito intende riprendere le redini dell'industria patema fino a quel
momento gestita dal cugino Edward e Marta, sorellastra di Richard, che
vive nella dimora avita con una funzione che è a metà tra
la sovrintendente della casa e la parente povera.
A questo punto si inseriscono segnali inquietanti quanto poco
appariscenti, che finiscono per condizionare e rendere la vita di
Costanza un piccolo inferno. Le cose sono complicate da un ritratto di
donna, morta in circostanze misteriose che si chiamava appunto come
lei, e dalla presenza di un diario segreto scoperto dalla stessa
Costanza che potrebbe far luce sul mistero di quella morte. ''Sospeso
tra le ambiguità della realtà e gli anfratti
dell'immaginario, questo piccolo universo diegetico si dipana nelle
pieghe spaventate e dubitose di Richard, il marito voluttuoso e
apollineo, di Marta, la sorellastra esiliata da ogni dolcezza, di
Edward, il cugino iniettato dal farmaco velenoso dell'ambizione",
scrive Di Stasi.
Sapere come "va a finire" non è importante: le dénouement
della vicenda non comporta la rottura di un cliché consolidato,
quanto piuttosto saltare a piè pari i canoni di ogni genere cui
questo racconto può essere assimilato, per inserire il lettore
con piccoli tocchi di maestria linguistica in un' altra storia, che
è quella che si svolge all'interno di ciascuno di noi, e nella
quale il linguaggio, per una sorta di palingenesi, gioca il ruolo del
tramite e della rivelazione, capace cioè di divenire, esso
stesso, personaggio ad hoc della vicenda, occhio scrutatore, indagatore
e inquietante, che lascia la sua bava luminosa dove passa. Come
giustamente osserva Di Stasi "Gemma Forti è maestra nel
disegnare linee precise di oggetti, segmenti di dettagli ordinati che
in vero nascondono il caos della corruzione, della decomposizione,
della morte".
Walter Nesti