Prefazione

L'illusiva contraddizione della vita (e della poesia) di Vito Riviello

Alla base della scrittura di Piccolo, c'è come una volontà diffusa di reincarnazione, il desiderio ineluttabile di mutazione antropomorfica.

I "Poemetti" costituiscono un "treno" tautologico, il movimento del continuo andare e venire nella forma e nello stile, come realtà e sogno.

"Ho sentito che la morte non è la fine di tutto". È una poesia piacevole, anzi "incantevole", quella del poeta napoletano, ma non "innamorata". I versi compongono una litanìa, un mormorio continuo nella constatazione di una solitudine irreversibile: condition humaine.

Un grande affresco grigio ma non piatto, a suo modo perfino esaltante, senza colori esclamativi di battaglie e di regge, di vicende eroiche ed elegiache.

 

"Non c'è poema d'amore | cui in calce non metterei la mia firma ".

L'amore è l'unica visibilità plausibile in un cosmo cieco e meccanico più vicino alla fantascienza che alla creatività metafisica. Eppure l'amore non si ritrae, è una possibilità di prova, il principio di comunicazione, nei casi estremi costituisce l'alibi di una fugace esistenza.

Soprattutto è il desiderio di un traslato assoluto, la forza di mutare (oltre ad Eliot penso a Kafka). Alla capacità di vivere situazioni plurime e correlate con un interrotto scambio di pensieri ed emozioni. Ma per Piccolo come per tutti i poeti veri, gli ascendenti sono nell'assimilazione disinvolta e metamorfizzante, nel caso specifico del Novecento letterario. Il poeta è preoccupato di andare, attraverso l'ascensione amorosa, verso la genesi, la sua esplosiva significanza, intuendo che la vita si accende soltanto nella "illusiva contraddizione".

Così una cosa quando vive viene negata, così l'amore crescendo è costretto a negare se stesso, "l'amor che move il sole e l'altre stelle".

Ribadisce la necessità assoluta dell'amore, rivelando la nostra angoscia di viventi nello spazio e nel suono dell'universo.

In cerca di identità contro la delusione storica o esistenziale ritrovarsi nel Nome, nella catalogatone delle proprie esperienze.

Allora Amore significa chiamarsi ogni tanto come fa il vento con le foglie frali. Sulla traccia di un evidente rosario di sofferenza il poeta percorre i propri eventi, girando intorno a ripetizioni dinamiche che servono non a rappresentare un dramma, ma ad esorcizzarlo con la "scepsi" originale della fons amoris.

 

"C'era Amore in quelle mani | un sogno lungo quasi un 'eternità ".