UN POMERIGGIO ASSOLATO
Angelica
Nel patio della bianca villa isolata
Adagiata mollemente sotto la fresca Fiesole
Nella calma di un pomeriggio toscano
Assolato
Primi di giugno dell'anno di grazia
Millenovecentodieci
China sul libro aperto
Avida legge:
"Caterina da Siena
figlia di Jacopo Benincasa
forte e robusta da adolescente
capelli a trecce
si fustigava più tardi
tre volte al giorno
digiunando per sé e per il bene del mondo"
Su alcune lettere energiche ed appassionate
Della Santa
Ad umili e potenti
Annota dei suoi pensieri
Sottolinea le frasi incisive: "Centocinquantacinque le epistole in toscano e volgare
a papi - cardinali - ecclesiastici centotrentanove a principi e nobili le dettava Caterina quasi analfabeta imparò a scrivere tre anni prima di morire a soli 35 anni - per lei santa ribelle il papa ordinò nel 1380 esequie solenni da principessa"
Dolce fragile l'apparenza
Inquieto appassionato l'animo
Penetra smanioso in essenza «rerum»
Rendendo Angelica sensibile alle figure eroiche
Storielle o quotidiane
Donne sante o puttane
Purché capaci di gesta inusuali
Clamorose
Quindi anima romantica
Votata alle estreme conseguenze
È bella Angelica ventenne
Gote rosee
Resto del viso di un pallore lunare
Bocca turgida imbronciata
Occhi grandi a mandorla
Nero-vellutati
Pupille vivide
Capelli castano-dorati
Raccolti sulla nuca da un fermaglio di tartaruga
Dai riflessi ambrati
Il collo fine delicato
Adornato da un nastro di velluto nero
Su cui pende un grazioso gioiello
A foglia dorata
La scollatura elegante dell'abito di mussola azzurra
Fa intravvedere il seno turgido
Color latte
Splendente di un delizioso neo morato
Mani piccole
Unghie tonde rosate
All'indice un anello di topazio azzurro
Come gli orecchini d'oro
Dai lunghi pendenti color del mare
Siede austera su una poltrona di vimini
Accanto ad un tavolino di pietra istoriata
Camelie bianche in un vaso cinese
Blu-notte
Un rosso ventaglio avoriato
Grosse ciliegie in un vassoio di porcellana ottagonale
Cesellato ai bordi
Pastelli variopinti
Carta da disegno giallo-colorata
Il pomeriggio è il momento della giornata
Che ella dedica a sé
Isolandosi a fantasticare nel patio ombroso
O lungo il viale che dal giardino
Conduce al boschetto di faggi
Ove ai piedi di un languido salice
Zampilla vivace una fontana dalle acque azzurrine
Sotto la bocca aperta di un leone di marmo rosa
Dall'aria sonnacchiosa
Di fronte un grazioso gazebo
Con spaziosa voliera di legno
Rifugio prigione dorata di uccelli variopinti
Di specie diverse
Garruli
Dalle grandi ali
Rinfrescato il viso nelle acque azzurrine
Assaporata la linfa dolciastra
Siede su una panchina di marmo
Ricavata da una parete di roccia
Da cui sporgono bianche rose rampicanti
A cascatelle profumate
Con la mano destra rassetta civettuola
I capelli scompigliati
Con la sinistra accarezza tenero Smeraldino
Che la guarda impertinente
Smeraldino
Misto persiano
Dagli occhi verdi come il prato
Il pelo grigio e bianco
I lunghi baffi regali
L'aria furbetta
A volte dolce
Spesso minaccioso con la zampetta
Quasi per rivendicare una ferinità perduta
"Strano come ci si può sentire vicini ad un piccolo animale" ella pensa mentre l'osserva accoccolato ai suoi piedi amico e indipendente partecipe di sentimenti ed egoista
Se vede passare l'ora della pappa
Senza ricevere deliziosi pezzetti di tacchino
O di manzo
Diventa nemico irriducibile
Salvo poi tornare tenero e festoso
A pancia piena
Facendo la ruota intorno alle sue gambe slanciate
Ronfando soddisfatto
Poi subito si addormenta nella cuccia di legno Comoda - accogliente Allestita in un angolo del patio Così per diverse ore
La sua vita è un alternarsi di sonno e pappe
Corse dietro a farfalle colorate ed uccellini imprudenti
Che tenta di arpionare
Gli artigli aperti
Pronti a ghermire la preda
Se qualche malcapitato cade nelle sue grinfie
Subito lo mostra ad Angelica come un trofeo
Ella pietosa interviene
Rampogna aspramente Smeraldino
Che finge indifferenza
Quasi estraneo al fatto
Atteggia il musetto a innocentino
Dimena la folta coda come un tenero piumino
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EPILOGO
Sabato 29 maggio 1999
In Primo Piano pagina quattro
Il "Corriere della Sera" titola
LE BOMBE SERVONO AL NEGOZIATO
Solana: quando ci sarà la risoluzione ONU
Saremo pronti a entrare in Kosovo
A pagina cinque
MILOSEVIC HA DETTO SI' AL PIANO DEI G-8
Cernomyrdin ottimista: tornerò a Belgrado
Per portare la pace
Washington: aspettiamo fatti
A destra più in piccolo Via e-mail notizie dal fronte Disagi degli abitanti di Belgrado E della Jugoslavia
A Roma calma piatta tra le piante
Sul terrazzo pigolii di uccelli
Latrare di cani
Sul tavolo Virginia Woolf
Diario di una scrittrice
Oscar saggi Mondadori
Da mercoledì 15 gennaio 1941
"Lunedì eravamo a Londra
.. .là vagato tra le desolate rovine
delle mie vecchie piazze: squarciate; smantellate;
gli antichi mattoni rossi tutti polvere bianca...
tutta quella perfetta compiutezza strappata via,
demolita"
Più avanti pagina 470 da Domenica 26 gennaio
"...È l'ora fredda questa: prima che scattino le luci...
Sì, pensavo: viviamo senza futuro...
Coi nasi schiacciati contro una porta chiusa..."
Poi il 31 marzo 1941 l'irrevocabile suicidio nelle acque fredde
Dell'Ouse
Addio valli verdi e sentieri
Cieli aperti tra le case
Ritrovarsi l'un l'altro tra le rosate vigne
Vestiti di scura terra
Le mura delle città separano i campi dai focolari L'aridità del benessere alligna padrona nelle case E rende schiavi
Proclami di pace sulla terra
Bombe dall'alto
Ritorna la guerra - paura atavica eterna
Riapre le ferite
Le mura squarciate
Le teste maciullate
Il profeta grida al vento sulla montagna
Che riecheggia beffarda
Ritorna la guerra
Vestita da fanciulla
Con testa di drago
Bocca infuocata
Dall'alto pioggia di lapilli
Lingue di fuoco sulle vigne Sui sentieri Tra le case Nelle valli
Rossi i cieli e la terra
Dall'alto infuria con rostro d'acciaio Senza pietà Senza pietà La guerra
Villaggio abbandonato
Villaggio vuoto
Strade spazzate dal vento
Cani e gatti raggomitolati sotto gli usci
Finestre sbarrate
Obitori le piazze
Vuoto vuoto dovunque
Sulla collina donne urlanti
Bimbi stretti al petto smunti
Scavate le guance
Vesti lacerate
Più in alto il grido dei lupi
Sulla neve salata scie striate
Orme di passi
Il grido del cuculo echeggia acuto
Più in alto
Più in alto sovrano regna
Re condor
Scie di sangue dalle acque del Golfo
Fughe in massa dal Kosovo
Le coste della Puglia assalite da profughi
Sbarchi nella notte di albanesi
Di curdi
Jugoslavia divisa lacerata
Pasqua insanguinata
Guerre etniche dovunque
Il fine millennio si colora di rosso
Come l'inizio
Come la metà del secolo
In cielo piume al vento E ali spezzate di colombe
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