In un mondo nel quale l'autobriografismo di stampo televisivo sembra del tutto vincente, il tema dell'autobriografia ironica e smagata era tutto da vedere e ci ha pensato Francesco Morsili Felìciangeli con "Bucra" (domani...).
Per immergersi in una materia così calda occorreva uno scrittore nuovo e spregiudicato come Francesco Marsili Feliciangeli; personaggio complesso e multiforme: medico chirurgo di fama, cantante lirico col nome di Franco Landi, pittore conosciutissimo nelle vesti di Felipe Ortiga, compositore musicale e altro ancora. Uno che ama scindersi pur rimanendo unico e questo ricorda molto da vicino Fernando Pessoa. L'opera e la vita dì questi "personaggi" sono piene di specchi riflettenti, deformanti, accecanti.
Essere artisti è faticoso. C'è qualcosa di profondamente masochistico nell'applicarsi continuamente maschere, se poi si va oltre e si diventa maschera, allora c'è anche un sottile senso di morte, anche se essere artisti è vivere più desideri, più livelli del desiderio e Francesco Marsili Feliciangeli lo sa bene, lo sa talmente bene da mettere, in tutta questa operazione, una discreta ironia.
Lo scrittore è regista e primadonna del suo spettacolo, ma le sue parole innescano un processo di esplosioni a catena che conducono all'esilio, condizione, del resto, abituale per lui.
Ritengo "Bucra" un romanzo del teatro della vita. Diventa dunque quasi ozioso domandarsi se tutto quello che capita al personaggio principale: Franco è accaduto realmente o è stato solo intuito come accadimento?
Quella dell'autore è testimonianza, o ricamo sull'avvenimento? "I fogli di vita, le pagine di vita dì un uomo vissuto fuori dal tempo" sono solo appunti, che "i lettori devono impaginare" da soli o anche considerazioni sulla esistenza? Gli interventi di spiriti maligni e benigni sono "coup de teatre" o pura, semplice, normale verità?
Come mai Franco riesce sempre a farla franca? Fortuna, caso, eternità? Anche, ma c'è un angelo custode dal nome semplice e quasi banale: Pippo, sempre pronto ad entrare in azione e a togliere il nostro eroe dai guai e anche da situazioni davvero disperate come quella della fucilazione. Ma quest'angelo è una presenza reale o immanente? La risposta è di nessuna importanza, infatti le storie che Francesco Marsili Feliciangeli lascia sulle pagine si intrecciano, si scontrano, si sovrappongono, nel bene e nel male, creando una rete di sensazioni e di vibrazioni che spingono il lettore a proseguire, perché la narrazione è senza cedimenti di ritmo o dì tono.
"Bucra" fa emergere un imprevedibile scrittore capace di inventare ogni volta un percorso inatteso per poi seguirlo con coerenza caparbia e indagarne nei meandri più oscuri la molteplicità, il mistero, il sogno.
"Bucra", questo "domani" arabeggiante, è romanzo verità, autobiografia sui generis, delle sofferenze e delle gioie, delle battaglie vinte e delle delusioni subite, dei piaceri sessuali e delle angosce d'amore, tutto, ripeto, giocato su registri che vanno dal lirico al quotidiano, dal parlato al forbito, dallo storico all'anacronistico.
Più si procede nella lettura e maggiormente cresce l'attenzione non solo verso l'intreccio, dove un gioco di flash back alternato alle anticipazioni diventa una cifra stilistica, ma anche a come la realtà venga trascinata dall'autore dentro un intenso orizzonte conoscitivo:
"Allora ci si ricorda di quel profumo, di quell'odore, dopo la pioggia, che è caratteristico, che è difficile anche da compararsi, perché non è di fieno, non è di erba bagnata, non lo so, ci sono tanti, potremmo dire, odori che si rinfrescano, si risvegliano quasi, con la pioggia. La campagna è meravigliosa per questo, perché non stanca; il mare è bello, il mare si dice non è mai uguale, d'accordo però il profumo del mare lo sappiamo qual'è, mentre quello della campagna no".
C'è una relazione indubbia tra picardia e esotismo nel libro "Bucra", a prima vista non è del tutto evidente, ma con lo scorrere delle pagine e andando un po' oltre, insomma leggendo fra le righe, questa correlazione diventa persino preponderante.
Per arricchire e articolare ulteriormente quanto già osservato a proposito della lingua usata da Francesco Marsili Feliciangeli in "Bucra" sarà bene andare da un lato ad autori come Rachid Boudjedra e Mohsen Melliti che dell'affabulazione ne fanno uno stile, e dall'altro ad autori come Roberto Arlt e Boris Vian che dell'ironia ne fanno una chiave per aprire il mondo.
Questa biografia, picaresco romanzo moderno, racconta di amori e odi, di sogni e di realtà, di povertà e di ricchezza dalla quale emerge un mondo dove l'eccezionale è norma.
I due protagonisti di "Bucra" Francò e l'angelo Pippo svicolano, volano, giocano, ridono, pensano, amano... con una voracità e con una intensità fiabesca. Nessuna meraviglia che stilemi fiabeschi ritmino il racconto, Marsili Feliciangeli è uno scrittore generoso e al tempo stesso curioso e dunque ama addentrarsi, sempre con originalità, e nella raffinata letterarietà e nel fiabesco e nel linguaggio parlato. A questo proposito l'esperienza giornalistica dell'autore ha senz'altro influito sulla natura della scrittura. "Bucra" è un epico viaggio che dura più di cinquan 'anni, dove con grande ironia e praticità, ma anche con fortissimo senso della morale nella sua laica amoralità, si raccontano con un occhio di riguardo per le piccole cose (la microstoria) avvenimenti che diventano importanti e coinvolgenti.
Insomma "domani" è la storia delle storie, ecco perché ha un domani...
Dario Bellezza