"Considerato che l'unica possibilità di attingere al vero
sarebbe il silenzio. trasformiamo l'idea di verità in vero
sentire, traduciamo l'assoluto in quotidianità. La verità
non è più nel fatto mistico, al di fuori del nostro
sistema. E' il nostro sentire rispetto ad un oggetto o avvenimento, che
lo carica di senso".
Così scrive Peter Handke comprendendo che1 il vero sogno
è la vita, la realtà quotidiana: e qualsiasi fatto,
gesto, ricordo si presenti davanti è già vertiginoso
ritrovamento o messaggio dell'assoluto. Non possiamo che essere
d'accordo con lui. trasferendo nei nostri piccoli e grandi pensieri
quella motorietà dell'anima, quel ricordo o realta di ciò
che ci ha posseduti una volta e per sempre: tanto vero appare in alcuni
libri di poesia come nel caso di Finestra in alto di Gemma
Forti, Fermenti Editrice.
Ci sono poche cose in una stanza, quella nostra intima e consueta
stanza, dove tutto vediamo, percepiamo, ma c'è soprattutto una
finestra che vorremmo porre sempre più in alto dal nostro
consunto e potente quotidiano: Raggio di sole / attraverso la persiana
chiusa / irrompe e falcia l'ombra. / (...) Immergiti nelle profonde
viscere / avida scruta / oltrepassando il limite / sicura varca la
soglia / indietro lascia / timore e ansia. / Sono versi che autorizzano
un'interrogazione e la risposta nasce dal profondo di chi li scrive,
dalle viscere di tanto silenzio dove la parola esatta irrompe per
uscire dal buio, dapprima come un esile raggio che appena filtra dalla
persiana, ma già acquista sicurezza, già "irrompe"
falciando quel buio fitto dalla nostra ripetizione, già quel
raggio diventa rituale e "varca la soglia" della nostra indifferenza,
le tante soglie iniziatiche della nostra esistenza.
Gemma Forti interloquisce con qualcuno, anzi con qualcuna (e sono tante
le parti del libro, a suggerire il peso che ha la figura femminile: la
donna com'è, com'era, come è diventata, cosa subisce e
cosa fa subire, penso alla sezione "Donne quasi donne non donne" o ad
alcune poesie di Fabulando).
La donna con cui parla è se stessa, o sono le tante che devono
oltrepassare quel limite di carne e ruolo, di modernità e
trasgressione checi siamo imposte, vittime e carnefici, schiave di un
potere grigio, di un ingranaggio inafferrabile. "Indietro lascia timore
e ansia", scrive, dopo essersi immersa in un viaggio interminabile,
fuori dalle secche degli intellettualismi, scoprendo il nietzschiano
"diventa ciò che sei".
Il disagio e l'ambiguità del vivere traghettano verso quella
fedeltà. L'essere attoniti, dover vestire abiti che non ci
appartengono, per correre l'indignazione e la strada impervia
dell'amoralità, del disamore perché più vera e la
nostra amoralità sofferta e contraddittoria, più fedele
alla nostra natura di quella morale corrente, ossessionata dalla
compiutezza, dallo scopo ipocrita e innaturale. Sì, prima saremo
attoniti, poi consapevoli perché spesso è proprio nella
notte dell'anima che su noi si poserà il bianco della luce,
nostro dovere cercarla nell'attraversamento, in ogni luogo, pretenderla
nella verità del "diventa ciò che sei", Gemma Forti sa
bene, l'esperienza della vita e della parola gliel'hanno insegnato, che
molte sono le maschere e i travestimenti a cui i nostri simili e noi
stessi siamo sottoposti, ma lei è fe dele a quell'entusiastico
raggio che l'attraversa nello stupore e nella ricerca, esempio ne
è la bella poesia dedicata a Emily Dickinson: Nella notte /
nella notte / che bianca trascorro / io non ti vedo / eppure ti chiamo.
/ Nella disperazione / profonda / ti cerco. / Dove sei / Signore / che
non conosco / eppure invoco? / Sei uomo / sei donna / od ambedue / o
forma splendida / di luce / energia profonda? Gemma Forti, in un solo
abbraccio eterico con qualche entità metafisica.,diventata
energia pura senza affanno e ruolo, anela a quell'abbandono totale
dalla materia che opprime, per librarsi in un'assoluzione di fiducia e
amore dove un padre celeste, tenero e arcano, o cari amici poeti
dall'aldilà ci avvolgeranno, perdonando le nostre debolezze: Le
voci dei morti / nella notte ascolto. / Dei morti che ho amato / e nel
sogno sorridenti vedo / o cupi a volte scorgo. / (...) Tu allora mi
apparirai luce splendente non giudice severo delle mie debolezze /
passate / tu avvolgendomi tenero.
Finestra in alto, libro a tappe, immerso a tratti in uno stato
di religiosità inconsapevole e soave, cerca un vero sentire,
dove femminilità e essenza poetica fanno cerchio; chiaro
l'auspicio di una stagione nuova per la donna, per un essere umano
più completo che trovi la sua gioia in quella diversità
che sola può diventare complemento irresistibile per raggiungere
l'altro, gli altri.
Giovanna Sicari