Velio Carratoni ha scritto un romanzo, "Le grazie brune" (Fermenti, 230 pagine, 12,50 euro) per "ritrovare l'umanità nella carnalità, prendendo le distanze da questa società che, avvolta nel suo bozzolo di plastica, promuove solo la circolazione di individui artificiali, siliconati, ipercosmetizzati, salutisti al parossismo". Niente di più attuale, se pensiamo alle immagini di una pubblicità che esalta ormai il corpo feticcio, corpo in salute, corpo collettivo da salvare, salvaguardare a tutti i costi. Per Manio Moresi, il protagonista del libro, non è così. Il corpo vive nel ritmo ossessivo dell'amplesso e "le sue storie si compongono e si frantumano, assommano tutto l'annoiato e feroce andirivieni del sesso fast food, assecondano la tessitura discontinua, ricorrono alla minuzia fiamminga dei dettagli, ammantandosi di un convincente realismo, pur se intinto nel calamo scapigliato e grottesco", come scrive Donato Di Stasi nella postfazione al volume, "Geometrie del dis-piacere, dal marchese de Sade al borghese Pirandello". Questa "saga epico moderna sull'esperienza sessuale" (così definisce Dario Bellezza il romanzo di Carratoni in una nota del 1993 riportata all'inizio) attraversa con toni drammatici e grotteschi i nostri tempi, "in una Roma estiva, sconcia e barocca".
Alberto Toni