Una storia d'amore e di erotismo narrata da un io monomaniaco,
ossessionato dal desiderio e occupato a dipanare le proprie giornate
attorno a un'unica attesa; un uomo assatanato ma spesso inconcludente,
che distilla e complica la ricerca di sensazioni forti invischiandosi
in relazioni carnali crude e al tempo stesso sfuggenti, elusive.
Un intellettuale che si lambicca a vuoto sulla natura del proprio
piacere, convinto di aver operato una sana ed economica semplificazione
nella sfera dei sentimenti eppure implicato in torbide vicende di
agguati, appostamenti, ricatti. Intento a intrattenere molteplici
amicizie femminili, ad insidiare molte donne, a spiarle nelle loro
movenze, nei minimi dettagli dell'abbigliamento e dell'espressione ma
ogni volta incapace di comprendere te loro motivazioni, i termini della
dinamica che si è innescata così come i pensieri
retrostanti, le valenze del copione recitato in coppia. Un protagonista
lussurioso e cerebrale cui la cultura e l'intelligenza non valgono ad
acquistare uno straccio di senso o di saggezza e nemmeno particolare
credito presso l'altro sesso.
Cosa distingue questo personaggio disturbato e disturbante da tanti
altri antieroi, da tanti altri falliti che popolano la letteratura
degli ultimi cent'anni?
Forse, direi, la sua accettazione prona di un orizzonte minimale di
esistenza, che l'erudizione e l'esercizio intellettuale alimentano
senza nutrire, volti come sono a razionalizzare e dunque a sostenere la
riduzione del mondo a mero spazio circense, dove il corpo e la mente
possono solo esercitarsi in gratuite evoluzioni.
E' infatti abitante di un mondo "à la fin de la
décadence" il protagonista di questo inquietante romanzo di
Velio Carratoni, cosi proclive a registrare in se stesso e
nell'ambiente attorno i segni del disfacimento : tutto ciò che
fuoriesce e gronda dal corpo -sperma ed urina. lacrime e sudore, sangue
e deiezioni-; tutto ciò che si accumula e marcisce all'esterno,
che emana lezzo e fetore, che lorda ed imbratta: metafora e cifra di un
degrado morale ed ambientale che sembrano andare sintomaticamente di
pari passo, rivelandosi ugualmente adeguati alla rappresentazione dei
tempi.
Romanzo di tenuta e di coerenza stilistica, Le grazie brune si inscrive
nell'ambito di una narrativa crudelmente voyeristica, vicina
all'universo espressivo di un Moravia, da cui deriva pure. forse, oltre
all'ambientazione borghese, l'algido velleitarismo del protagonista.
Efficace anche nelle ricercate sciatterie, funzionali alla descrizione
di un malessere endemico ed onnipervasivo, è un libro che non
lascia indifferenti e che trasporta su un piano più alto e
più complesso, in qualche modo nobilitandola, l'estetica del
trash, cui conferisce, con sofisticatissima astuzia, spessore narrativo
e dignità letteraria, dimostrando di essere la prova riuscita di
uno scrittore maturo.
Simona Cigliana