Marco Palladini, romano, è scrittore di vocazione eterodossa e sperimentale; critico, autore e artefice nell'ambito del teatro di ricerca; performer scenico-poetico.Ha pubblicato i volumi in versi Et ego in movimento ('87), Autopia ('91), Ovunque a Novunque ('95); da Fermenti è uscito nel '99 Fabrika Poiesis. Ha curato, inoltre, i libri collettivi:
Resistenze - Antologia di scritture polispoietiche ('92) e Resistenze 2 - Memorie random per il prossimo millennio ('97).
Per il teatro ha pubblicato la trilogia Destinazione Sade (Arlem, '96), mentre presso Sellerio è uscito Serial Killer ('99), finora mai rappresentato.
Presente in molte antologie poetiche tra cui Poesia 90 ('90), Festival dei Poeti ('95), L'Altro ('95) e nell'antologia di racconti Fare e disfare è tutto un lavorare (Ediesse, '96).
Per l'assessorato alla Cultura del Comune di Roma e il Centro Beat 72 ha organizzato e condotto la manifestazione itinerante Comizi di poesia: Eroi e barbari nella metropoli ('92). E' stato tra i promotori del convegno nazionale di riviste Letteratura è un virus ('93). Nell'ambito del festival internazionale romapoesia '98 ha ideato il primo "Rave di Poesia" in Italia.
Tra i suoi lavori teatrali, sono stati rappresentati: Salomè - memorie di una incosciente ('89); Me Dea ('90 - pubblicato sulla rivista "Ridotto"), Justine - Il vizio della virtù ('91), Pithagora Iperboreo ('92). Ha scritto e messo in scena Mammolo (teatro-ragazzi, '92).
Con l'ensemble "Destinazione Loa", costituito nel 1993, ha personalmente diretto: 12 settimane a Sodoma ('93), Giovanna: la Ballata degli Squali ('94), Il rumore della notte ('95); tra le sue performance poetico-musicali: On the Road to Kerouac ('95), L'io & dio - ou Monsieur Artaud et son double ('96), Kerouac Road & oltre ('99), Falò moderni per voce agnostica ('99).
Collabora da anni con la Rai in veste di opinionista e autore; nel 1997 il suo radiodramma La metà sconosciuta è stato trasmesso da RadioTre. Una selezione dei suoi interventi radiofonici è raccolta nel volume curato da F. Cordelli Diario del disamore (Eri, '99).
In veste di autore, critico e giornalista ha collaborato a molte testate nazionali tra cui: Paese Sera, L'Unità, Il Messaggero, L'Umanità, L'Europeo, Rinascita, Close-Up, Filmcronache, Produzione & Cultura, Ragionamenti, Max, Il Patalogo.
> Circa il libro Fabrika Poiesis ha scritto Plinio Perilli nell'introduzione: "Marco Palladini sliricato, postmoderno omeopata fra viruslingua, vanopensiero e hilarotragoediae del Duemila... Palladini è il vero, dolente, libertario e acerrimo cantore dell'ultima generazione... Fabrika Poiesis, frastornante di bagliori e ferito di neologismi, goloso di iperrealtà goduriosa, ma al contempo diagnosi infausta verso ogni concreta waste land del nostro Futuro autopico...".
Il critico napoletano Alessandro Carandente su Secondo Tempo ha osservato: "Fabrika Poiesis di Marco Palladini... pur muovendosi tra simulacri derealizzanti della post-modernità, esibisce tutto un suo carattere distintivo: la consapevolezza di muoversi e vivere in un paesaggio immaginario demitizzato dove impazza il carnevale e il non-senso è alla guida del mondo... Accantonato per tempo quindi l'aura emotiva, l'ira della terra, si accampa sotto quell'ala plurale della poesia italiota che pensa in piedi e ha scelto di viaggiare sotto insegne allegoriche, affidandosi a figure risolutive come l'ironia, lo sberleffo, l'oltranza-oltraggio e il ludico...".
Dalla recensione di Donato Di Stasi: "Fabrika Poiesis è un'opera aperta. Imbrattata di passione, intinge il calamo contro le menzogne del senso comune. Fa circolare un nichilismo operante, epitome di tutte le speranze fallite dal 1968 in avanti... Scrittura precieuse... nutrita di scetticismo che scandaglia le micidiali escrescenze del consumismo. Caravaggesco ritrattista di una realtà degenerata, Marco Palladini disdegna quel finire nel frammento lirico, la commediola della pseudo-sofferenza cara ai poetini della non-poesia... Fabrika poiesis è un libro vitale, torrenziale, impoetico, impietoso: imperioso vademecum per difendersi dalla stupidità dilagante".